Continuano a far discutere, anche a giorni e giorni di distanza, le parole di Antonio Ceraso, (unico) candidato sindaco di Cutro, comune calabrese in provincia di Crotone con strettissimi legami con Reggio, che a metà novembre durante un evento di campagna elettorale organizzato a Fogliano con la comunità cutrese locale aveva espresso la sua volontà di “difendere i cittadini onesti cutresi a cui sono negati i certificati antimafia nei tavoli istituzionali, soprattutto in Veneto ed Emilia-Romagna” (con riferimento alla interdittive della Prefettura reggiana), sostenendo che l’attività criminale della ‘ndrangheta in Emilia “riguarda poche mele marce”.
Dichiarazioni “gravi”, secondo il Pd reggiano: “La ‘ndrangheta, con le sue enormi risorse e le sue relazioni, rappresenta una delle organizzazioni criminali più potenti presenti non solo in Italia ma in tutti e cinque i continenti, ed è caratterizzata dal profondo legame di natura familiare che accomuna i suoi affiliati, tant’è che risulta essere l’associazione mafiosa con meno pentiti e pertanto tra le più difficili da penetrare e scalfire”.
“Stupisce pertanto – ha commentato il responsabile giustizia e legalità della segreteria provinciale del Pd di Reggio Marcello Moretti – che Ceraso, candidato a rivestire il ruolo di sindaco di Cutro, nonché ex comandante della polizia locale di quel territorio, abbia dichiarato certe cose, perché vuol dire che conosce poco la materia e conosce poco il suo territorio. Infatti non è certo minimizzando un fenomeno che è stato unanimemente classificato come una reale minaccia alla tenuta democratica del nostro Paese (e non solo) che farà fare bella figura ai calabresi onesti”.
Ed è ancora più grave, secondo Moretti, “screditare il valore delle interdittive antimafia, che invece sono uno strumento concreto per mettere in difficoltà l’operato della criminalità organizzata e ad aiutare, invece, l’attività della magistratura e le forze dell’ordine. Durante il suo giro elettorale Ceraso avrebbe potuto piuttosto trovare un momento per confrontarsi con alcuni amministratori locali e magari informarsi meglio sugli strumenti di contrasto alle attività criminose (ai quali ha fatto riferimento nel suo incontro) che sono stati sottoscritti in questi anni sotto, la supervisione della Prefettura, tra le istituzioni, le forze sociali, le associazioni dei lavoratori, dei professionisti e di impresa”.
Grazie a questi strumenti, ha proseguito Moretti, “sono state condivise strategie di contrasto al lavoro nero e all’abusivismo, le modalità di controllo sull’urbanistica, sull’edilizia pubblica e privata, la creazione di nuove strutture come l’Ufficio associato per la legalità, nonché le varie iniziative di natura culturale come il festival provinciale “Noi Contro le Mafie”, che coinvolge tanti giovani in numerose iniziative distribuite su tutto il territorio. Sono stati strumenti che, oltre all’utilità in sé, hanno dato un segnale a tutto il territorio reggiano che bisognava subito attenzionare certi comportamenti e riportarli a chi di dovere”.
“ Tenere la guardia alta contro le associazioni criminali – ha concluso Moretti – richiede impegno e un aggiornamento continuo delle strategie (ricordiamo ad esempio che a breve partirà il “badge di cantiere”). Se Ceraso ha qualche idea originale la metta a disposizione (si può sempre imparare), ma una cosa è certa: non si possono ignorare le caratteristiche di fondo di un fenomeno criminale diffuso e si devono sostenere con forza le persone e le istituzioni che si sforzano di contrastarlo con ogni mezzo”.
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buffon sei il numero uno del pianeta terra
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!