Una creazione di teatro musicale in forma di cabaret, che nel 1993 rivelò al grande pubblico uno degli autori più straordinari della scena teatrale contemporanea non soltanto italiana, un artista originale e unico nel suo genere che ha avuto il merito di divulgare la lingua, la musica e la cultura Yiddish e la condizione universale dell’Ebreo errante.
A trent’anni di distanza, Moni Ovadia e la sua Stage Orchestra sono ancora una volta i protagonisti di “Oylem Goylem”, che sabato prossimo 19 novembre alle 21 inaugura la Stagione teatrale 2022/2023 del Teatro Comunale di Bomporto (MO) curata da ATER Fondazione in collaborazione con l’Amministrazione comunale. Biglietto intero 10 euro, ridotto 7 euro.
Lo spettacolo è scritto e diretto da Moni Ovadia, con lui sul palco la Moni Ovadia Stage Orchestra composta da Maurizio Dehò (violino), Giovanna Famulari (violoncello), Paolo Rocca (clarinetto), Albert Mihai (fisarmonica), Marian Serban (cymbalon). Le scene e i costumi sono di Elisa Savi, il progetto sonoro di Mauro Pagiaro. Una produzione Corvino Produzioni/CTB Centro Teatrale Bresciano.
Lo spettacolo
La lingua, la musica, e la cultura Yiddish, quell’inafferrabile miscuglio di tedesco, ebraico, polacco, russo, ucraino e romeno, la condizione universale dell’Ebreo errante, il suo essere senza patria sempre e comunque, sono al centro di “Oylem Goylem”. Si potrebbe dire che lo spettacolo ha la forma classica del cabaret comunemente inteso. Alterna infatti brani musicali e canti a storielle, aneddoti, citazioni che la comprovata abilità dell’intrattenitore sa rendere gustosamente vivaci. Ma la curiosità dello spettacolo sta nel fatto di essere interamente dedicato a quella parte della cultura ebraica di cui lo Yiddish è la lingua e il Klezmer la musica.
Moni Ovadia e i suoi musicisti danno vita a una rappresentazione basata sul ritmo, sull’autoironia, sull’alternanza continua di toni e di registri linguistici, dal canto alla musica; una grande carrellata di umorismo e chiacchiere, battute fulminanti e citazioni dotte, scherzi e una musica che fa incontrare il canto liturgico con le sonorità zingare. Uno spettacolo che “sa di steppa e retrobotteghe, di strade e sinagoghe”. Tutto questo è ciò che Moni Ovadia chiama il “suono dell’esilio, la musica della dispersione”: in una parola della diaspora. La Moni Ovadia Stage Orchestra si rifà alla tradizione della musica klezmer nell’incrocio di stili, nell’alternanza continua dei toni e degli umori che la pervadono, dal canto dolente e monocorde che fa rivivere il clima di preghiera della sinagoga all’esplosiva festosità di canzoni e ballate composte per le occasioni liete.
“Oylem Goylem” è un esempio di come in uno spettacolo di centoventi minuti si possono fondere umorismo e tradizione, intelligenza colta e gusto popolare in una formula linguisticamente internazionale.
Oylem Goylem
A volte capita che un’opera di teatro riesca ad avere lunga vita. Quando ciò accade siamo probabilmente in presenza di un evento che va al di là del fatto messa in scena. “Oylem Goylem” di Moni Ovadia è sicuramente uno di questi eventi. Non si tratta di essere bello o ben recitato, non è questione di talento o di felice timing. “Oylem Goylem” è un vero e proprio fenomeno epocale che in qualche misura ha modificato il tessuto culturale del nostro Paese. Con la forza della sua solenne semplicità e vitalità ha trapiantato, reso familiare e necessario al pubblico italiano l’humus del mondo yiddish spietatamente annientato. Eppure quel mondo, dall’abisso della sua assenza pulsante di un energia inesausta, è ancora pienamente in grado di parlare ai cuori, alle menti ed agli animi degli uomini di oggi e di ogni generazione. “Oylem Goylem” ha avuto anche il merito di rivelare agli italiani Moni Ovadia, un artista originale, unico nel suo genere, non solo in Italia, ma anche in tutto il panorama europeo e Moni Ovadia spettacolo dopo spettacolo è diventato una delle presenze più amate dal pubblico di ogni età. Il suo successo transgenerazionale non è casuale, è il risultato di creazioni nate da un’idea di memoria come progetto per il futuro, per questo il suo teatro è per l’oggi e per il domani. L’arte di Moni Ovadia scaturisce sempre da una tensione etica che glorifica fragilità e alterità dell’essere umano, per questo i suoi spettacoli sono strumenti emozionali per misurarsi con le grandi sfide di un mondo che vede sfumare confini e certezze. La filosofia umoristica che anima “Oylem Goylem” è un potente antidoto contro violenze, intolleranze e razzismi vecchi e nuovi, è uno spettacolo che si vuole vedere e rivedere, si desidera che i nostri cari e i nostri amici che non lo hanno visto possano vederlo per condividere con noi un’esperienza unica. Per queste e molte altre ragioni è stato chiesto a Moni Ovadia di riprendere il suo spettacolo cult.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]