Le Aziende sanitarie dovranno effettuare una attenta valutazione delle attività a cui saranno adibiti gli operatori sanitari non vaccinanti e reintegrati per effetto delle scelte del governo, evitando che siano collocati in reparti in cui vi siano pazienti prevalentemente affetti da patologie che riducono in maniera significativa le difese immunitarie, come ad esempio trapiantati di organo solido o di midollo, malattie oncoematologiche, malattie in trattamento immunosoppressivo.
In più, per il reintegro degli operatori non vaccinati si dovrà mantenere l’obbligo dell’utilizzo rigoroso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie e il rispetto delle norme igienico comportamentali.
Sono alcune delle indicazioni emerse dalla riunione della Cabina di regia Covid della Regione Emilia-Romagna per il reintegro degli operatori sanitari che si sono sottratti all’obbligo di vaccinazione anti-Covid, come stabilito dal Ministero della Salute lo scorso 31 ottobre. Le indicazioni sono contenute in un documento che la Direzione generale dell’assessorato regionale alle Politiche per la salute pronto ad essere inviato alle Aziende sanitarie e agli altri enti e organismi della sanità pubblica e privata dell’Emilia-Romagna.
Donini, Emilia-Romagna: Governo riconosce chi non ci ha aiutato. La Regione Emilia-Romagna ribadisce: i 480 operatori sanitari no vax (su un totale di circa 70.000 professionisti) andranno impiegati in modo da evitare il contatto con pazienti immunodepressi.
L’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini, che aveva fornito già nei giorni scorsi le prime indicazioni alle Asl, fa il punto dopo la riunione del tavolo degli esperti Covid.
“Riammettere i sanitari non vaccinati – afferma Donini al question time – è stato un gesto di attenzione del governo verso chi non ha contribuito alla vaccinazione nel 2021, l’unica arma per contrastare la pandemia. Colgo qui l’occasione per esprimere profonda gratitudine verso quell’oltre 99% di operatori che si sono vaccinati, hanno contribuito a contrastare virus e si sono sobbarcati anche il lavoro di chi è stato sospeso.
I no vax riammessi – sottolinea Donini, che ha sempre riconosciuto nella qualità dei professionisti il motore dell’eccellenza sanitaria regionale – in ospedale devono avere mascherine e seguire le norme igieniche. Le Ausl devono porre attenzione nel ricollocarli, in particolare se in presenza di immunodepressi, trapiantati, malati oncologici. Per tutti i sanitari resta in vigore lo screening e l’effettuazione di un test in caso di sintomi sospetti”.
In Emilia-Romagna sono complessivamente 467 gli operatori della sanità non vaccinati, ovvero lo 0,64% del personale dipendente al 31 ottobre. In particolare, di questi 166 sono infermieri, 88 gli operatori socio-sanitari, 14 i medici dipendenti delle aziende, 21 quelli di medicina convenzionata.
Questo parlare di operatori sanitari non vaccinati come di potenziali appestati e untori è a dir poco inadeguato, a maggior ragione da parte di chi rappresenta le istituzioni.
Sinceramente provo pena e vergogna nel far parte di una società che a qualsiasi livello politico e istituzionale ha fatto del “divide et impera” lo slogan risolutivo per governare le problematiche sociali , economiche , militari ecc…
Anzi più che vergogna direi commiserazione e compatimento.