Nei primi sei mesi del 2022 in Emilia-Romagna è proseguita la fase espansiva dell’economia: l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) elaborato dalla Banca d’Italia ha evidenziato infatti un aumento tendenziale del prodotto interno lordo di circa il 6% (poco al di sopra della media nazionale) rispetto alla prima metà del 2021, semestre che tuttavia scontava ancora livelli di attività ridotti a causa degli effetti della crisi pandemica.
Gli indicatori disponibili suggeriscono un trend positivo anche nel terzo trimestre dell’anno, sebbene di minore intensità rispetto ai trimestri precedenti.
Secondo il rapporto “L’economia dell’Emilia-Romagna: aggiornamento congiunturale” di Bankitalia (qui il report completo) la fase ciclica positiva ha interessato tutti i settori di attività economica. Nell’industria la produzione è stata sostenuta anche dalla domanda interna, ma soprattutto da quella estera: le esportazioni sono aumentate in misura elevata, anche al netto del forte rincaro dei prezzi alla produzione.
L’espansione del comparto edile, sospinta dagli incentivi per le ristrutturazioni, è rimasta robusta nonostante le difficoltà legate alle incertezze sulla cessione dei crediti fiscali al sistema bancario e alla carenza di manodopera specializzata. Nel campo dei servizi, invece, hanno beneficiato della ripresa dei consumi soprattutto quei segmenti che avevano risentito maggiormente delle misure di contenimento della pandemia, ovvero i comparti del turismo, della ristorazione e delle attività ricreative.
La fase espansiva dell’economia emiliano-romagnola ha avuto riflessi positivi sul mercato del lavoro, con un aumento sia delle persone occupate che delle ore lavorate, mentre il ricorso alle misure di integrazione salariale è ulteriormente diminuito. Nei primi otto mesi del 2022 il numero di assunzioni nette nel settore privato non agricolo è rimasto in territorio positivo, e nel frattempo la percentuale di contratti a tempo indeterminato è salita in maniera rilevante rispetto allo stesso periodo del 2021, arrivando a oltre un quarto del totale. Le migliori condizioni sul mercato del lavoro hanno sostenuto i consumi: gli indicatori disponibili suggeriscono una riduzione della propensione al risparmio delle famiglie, in linea con quanto registrato a livello nazionale.
La situazione economica delle imprese è rimasta nel complesso favorevole. I rincari delle materie prime energetiche e degli altri input produttivi, solo in parte assorbiti dall’aumento dei prezzi di vendita, hanno inciso in misura più marcata nella manifattura: si è pertanto ridotta la quota di imprese del settore che prevede di chiudere l’esercizio in utile, mentre la stessa percentuale è aumentata nel campo dei servizi.
La liquidità del settore produttivo, seppur attestata ancora su valori storicamente elevati, è leggermente diminuita. Il maggiore fabbisogno finanziario delle imprese, derivante anche da costi di produzione più elevati, ha determinato un aumento della domanda di prestiti bancari, che hanno ripreso a crescere. Nel frattempo anche la dinamica dei finanziamenti alle famiglie si è rafforzata, sia nella componente finalizzata al consumo che in quella dei mutui per l’acquisto di abitazioni. Il costo del credito è salito, riflettendo l’andamento dei tassi di riferimento, così come è aumentata la rischiosità dei prestiti bancari, seppur lievemente e rimanendo su livelli tutto sommato molto contenuti.
Le aspettative delle imprese per i mesi finali del 2022 e per l’inizio del prossimo anno sono improntate alla cautela, condizionate da fattori di rischio come i rincari dei beni energetici, l’incertezza sugli sviluppi della guerra in Ucraina e le difficoltà di approvvigionamento di input produttivi.
Le stime di crescita per il 2023 sono state ridimensionate durante quest’anno, risultando appena positive per l’Italia nel suo complesso. L’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza continua a rappresentare un elemento cruciale di impulso sia per la domanda che per la trasformazione digitale ed ecologica del sistema economico: a metà ottobre le risorse del Pnrr complessivamente assegnate agli enti territoriali dell’Emilia-Romagna erano pari a 3,5 miliardi di euro (788 euro pro capite).
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]