«“Dai troia che ti levi la voglia di cazzo una volta per tutte!” e tutto ciò finché Dora, dopo un nutrito numero di orgasmi, non potendone più, si decide a sfilare il manganello dal fodero e a cacciarselo in bocca. “Sei brava, molto brava… Si può sapere quanti cazzi hai succhiato per diventare così brava” sibilo indiavolato … “Tanti” risponde la sfrontata … “Sei così brava che ti meriti un premio … ti meriti che te lo metto nel culo…” dico sbagliando apposta il congiuntivo. E lei: “Magari”!»…
Se amate il sesso (hard) da leggere, questo è il vostro libro. Oltretutto la scrittura dell’autore è asciutta e godibile (in tutti i sensi, ça va sans dire). Qualche spirito aristocratico o gli amanti della metafora certamente storceranno il nasino o qualcun altro potrebbe aggrapparsi ad un aforisma di Lord Chesterfield IV: «Il sesso: la posizione ridicola, il piacere passeggero, la spesa eccessiva». Francesco, il nostro “Don Giovanni”, salutista quarantenne e non “politically correct”, la pensa diversamente e assicura poi di non aver mai pagato qualche «pischella» per far sesso. Vogliamo ricordare, en passant, che la letteratura erotica ha una lunga tradizione, a partire dal racconto pornografico per eccellenza, una sorta di pietra miliare del genere, “Fanny Hill” di John Cleland, pubblicato in Inghilterra nel 1748. Per non parlare del marchese De Sade. E neppure Voltaire ha disdegnato il genere, come anche Denis Diderot». Uno storico francese Robert Darnton ha dedicato all’argomento, in specifico al Settecento francese, il saggio “Libri proibiti. Pornografia, satira e utopia all’origine della Rivoluzione francese” (Il Saggiatore 2019).
Nel libro di Grasselli tutto questo, naturalmente, non c’è. C’è però il gusto (già) del raccontare, con fare un po’ guascone, la sua frenetica caccia alla ventenne soda (senza disdegnare le Milf, per le emergenze), partendo dalla sua aristocratica magione, sita sulle colline reggiane, batte, con la sua Alfa Romeo, Reggio Emilia, Scandiano, la Bassa e si spinge alla Capitale, la sua seconda residenza, dove le romane, a differenza delle ragazze autoctone, «sono gentili, solari, sorridenti».
Nel descrivere le sue scorribande erotiche – ma l’autore avverte il lettore che « sebbene il protagonista porti il mio nome … più che un resoconto accurato della mia vita» è «un esperimento “radicale di autofiction”» – Francesco ha dei momenti di pausa in cui riflette sulla propria vita, sulla deriva della società, in particolare sul destino, tragico, della Generazione Z e sulla moda del “politically correct” (si vedano gli schwa precedenti).
A tal guisa facciamo una citazione una per tutte: «Alla guida dell’Alfa Romeo, mi sto dirigendo verso la ridente cittadina [Scandiano]… e mi scappa da ridere perché su Radio Reggio c’è Vasco che canta (si fa per dire) “Ho perso un’altra occasione buona stasera… È andata a casa con il negro, la troia!”. Certe canzonette – come i Watussi – le mettono solo su radio provinciali ormai, e ogni volta io crepo dal ridere in barba al politically correct. In “Colpa d’Alfredo” il buon Vasco riesce a usare la parola troia e la parola negro, nella stessa frase, che idolo. Ai millennial smidollati di oggi viene l’orticaria a sentire roba del genere, garantito. E ai nativi digitali gli fiocca un ictus, ah, ah, ciapate su!». Ite missa est.
Cari lettori, alla resa dei conti, se avete qualche remora fate come chi scrive, in una mano il libro di Grasselli nell’altra quello di Darnton. Attenzione, però, a non sogghignare, perché non è di sicuro il professore francese a farvi sorridere.
(Pier Francesco Grasselli, I maschilisti. Autobiografia erotica, Mursia, 2022, pp. 256, 17 euro,
recensione di Glauco Bertani).
(Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia).
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]