Si avvia verso la fase operativa il progetto di rinaturazione del fiume Po, che è stato inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e che assume un ruolo strategico per gli equilibri morfologici ed ecologico-ambientali dell’area interessata dal corso d’acqua più lungo d’Italia: insieme agli interventi di difesa idraulica rappresenta infatti una delle misure più importanti della pianificazione distrettuale attuativa delle direttive comunitarie 2000/60/CE (acque) e 2007/60/CE (alluvioni).
Nelle scorse settimane il programma di azione da 357 milioni di euro, predisposto dall’Autorità distrettuale per il fiume Po con il contributo di AiPo (l’Agenzia interregionale per il fiume Po) e delle quattro Regioni rivierasche (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto), ha concluso l’iter approvativo sotto il coordinamento del Ministero della transizione ecologica.
Sono 56 le aree di intervento distribuite lungo l’intera asta fluviale, individuate nei punti in cui risultano maggiori le criticità morfologiche e ambientali e conseguentemente prioritarie le esigenze di rinaturazione: queste ultime consistono in interventi di riduzione dell’artificialità, recupero delle dinamiche morfologiche (anche mediante la riapertura di lanche e rami laterali), aumento della naturalità attraverso rimboschimenti e contrasto alle specie alloctone.
Data la natura e la tipologia degli interventi programmati sarà rilevante il ruolo del comitato scientifico, recentemente insediatosi e composto da numerosi specialisti di università e istituti di ricerca, nella definizione degli indirizzi operativi per una corretta realizzazione degli interventi e per la preparazione di un solido piano di monitoraggio, necessario per acquisire dati utili per verificare l’efficacia del progetto, individuare eventuali azioni correttive da mettere in campo e stabilire le manutenzione necessarie.
“L’opportunità offerta dal Pnrr e dal progetto di rinaturazione del fiume Po – ha spiegato il segretario dell’autorità distrettuale Alessandro Bratti – è frutto di un lavoro approfondito e realizzato in tempi rapidi dallo staff distrettuale dopo un’accurata ricognizione sui territori interessati e un capillare lavoro di aggiornamento e approfondimento tecnico nelle aree interessate degli interventi, che consentiranno di realizzare un modello tanto necessario quanto alternativo rispetto al passato, in grado di incidere positivamente sugli equilibri ecologici del Grande Fiume”.
Dopo una prima fase di partecipazione finalizzata a comunicare e informare il territorio sugli obiettivi e sui contenuti del programma di rinaturazione e delle diverse aree interessate dagli interventi, sarà l’AiPo ad avere la competenza diretta sull’avvio della progettazione e sulla successiva realizzazione dei lavori.
“Dare maggiore spazio al fiume, assecondando, gestendo e incentivando (compatibilmente con le esigenze di difesa dalle piene, utilizzo della risorsa idrica e navigabilità) i processi geomorfologici all’interno del corridoio ecologico-fluviale più importante d’Italia: è questa l’ottica comune che ha guidato l’ampio e articolato lavoro avviato lo scorso autunno e svolto congiuntamente ad AiPo e con gli importanti contributi delle Regioni e degli enti gestori dei parchi e dei siti Rete Natura 2000”, ha aggiunto l’ingegner Andrea Colombo di AdBPo.
Il fiume Po, con i suoi 652 chilometri di lunghezza e i 71.000 km quadrati di bacino idrografico, è da sempre un importantissimo corridoio ecologico che attraversa l’intera pianura padana, una delle aree più antropizzate d’Italia e d’Europa, che comunque conserva ancora oggi un buon potenziale di recupero dei processi geomorfologici, ecologici e di biodiversità e costituisce un bene comune di straordinaria rilevanza sociale e ambientale: un patrimonio insostituibile da conservare e valorizzare soprattutto per le generazioni future.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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