Interviste impossibili: il Cavolo

fra-diavolo

Buongiorno signor Cavolo Cappuccio, perché ha tanto insistito per fare questa intervista proprio alle ore 16,30?
Per sfatare un luogo comune.
(il Cavolo fa una faccia compiaciuta)

Mi scusi signor Cavolo, ma non capisco il senso.
Questa è l’ora classica della merenda e i cavoli…

…bella trovata.
Ecco, lei dicendo questo, dimostra che abbiamo sfatato un altro luogo comune su di noi.
(il Cavolo fa una faccia ancor più compiaciuta)

Un altro? Quale?
Che noi non capiamo un cavolo.

Carina. Nel testo dell’intervista a questa riga scriverò: “ridere”.
Scriva pure quel che vuole, ma non la trasformi in una intervista del cavolo.
(il cavolo fa una faccia seria)

Ma allora le spara a raffica. Se le era preparate prima?
Lei non lo sa, ma noi siamo una pianta che impiega due anni a maturare e abbiamo tutto il tempo del mondo a disposizione.

Biennale? Come quella di Venezia?
Ma che cavolo dice?! Lei sta parlando con un cavolo cappuccio, mica con una pianta qualsiasi.
Nell’antica Roma i nostri infusi venivano usati per vincere la malinconia e a superare le sbornie, tanto per dirne due.
(il Cavolo fa una faccia orgogliosa)

Mi tolga, piuttosto, una curiosità: un campo di cavoli si chiama cavolata?
Ma allora ha proprio deciso di farmi incavolare! Se continua con questo tono saranno cavoli amari per lei.

…e i Cavolini di Bruxelles sono i vostri cuginetti esteri più piccoli?
Ma ci è o ci fa? Le sue sono provocazioni del cavolo.
(il Cavolo fa una faccia offesa)

Stavo solo scherzando, d’ora in poi durante l’intervista mi farò i cavoli miei.
Per la verità ho l’impressione che lei non faccia un cavolo.

Facciamo pace e così salviamo capra e cavoli.
Scusi, ma lei è sicuro di non essere nato sotto un cavolo?
(il Cavolo fa una faccia interrogativa)

Sicurissimo.
Un’ultima domanda di attualità: per chi voterà il prossimo 25 settembre?
Col cavolo che glielo dico.
(il Cavolo fa una faccia contenta)

F.D.