Un controllo archeologico effettuato durante i lavori di scavo previsti nell’ambito del progetto di ripristino post-terremoto e riqualificazione del complesso architettonico dell’ex convento di San Francesco a Mirandola, in provincia di Modena, ha portato alla luce una porzione di sepolcreto databile verosimilmente al basso Medioevo, il periodo compreso convenzionalmente tra l’anno Mille e la scoperta dell’America da parte degli europei (avvenuta nel 1492).
L’edificio del convento di San Francesco fu edificato nel corso del XIII secolo e annesso alla chiesa di San Francesco, una delle prime chiese francescane costruite in Emilia dall’Ordine dei frati minori, la cui prima attestazione a Mirandola risale al 1287.
La Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, in accordo con il Comune di Mirandola, aveva già attivato nei mesi scorsi un controllo archeologico in corso d’opera sulle operazioni di scavo. Gli archeologi della ditta ArcheoModena hanno trovato all’esterno del chiostro dell’ex convento alcune sepolture databili – in base alle indagini preliminari – tra il XIV e il XVI secolo.
Si tratta di inumazioni di bambini e bambine e di persone adulte, deposte in fosse scavate nel terreno: le sepolture, organizzate su più livelli sovrapposti, risultano tutte disposte in senso canonico, con il capo posto a ovest e rivolto a est, idealmente in direzione del sole nascente, a simboleggiare la rinascita cristiana nell’aldilà. La sepoltura più recente, invece, ha orientamento nord-sud ed è costituita da due persone inumate, deposte contemporaneamente, con caratteristiche ossee differenti rispetto agli altri corpi ritrovati. Le persone defunte sono state deposte senza alcun elemento di corredo funebre, come era consuetudine per le sepolture di quell’epoca: il rito cristiano, infatti, prevedeva che dopo la morte la persona dovesse presentarsi davanti a Dio privo di qualunque ornamento terreno.
La stretta collaborazione tra archeologi e antropologi, avviata già durante la fase di scavo, consentirà ora un’analisi approfondita e interdisciplinare del contesto, permettendo in particolare di analizzare e determinare con modalità scientifiche alcune caratteristiche delle persone defunte: il sesso, l’età della morte, gli stili di vita e le principali patologie dalle quali erano eventualmente affetti.
Il ritrovamento rappresenta una nuova opportunità per ampliare e approfondire le conoscenze in ambito storico su Mirandola durante il periodo medievale; pur con qualche inevitabile rallentamento, dovuto alla necessità di far intervenire sul campo altre équipe specializzate, non andrà a influire sul completamento del polo culturale mirandolese, destinato tra le altre cose ad accogliere nei suoi spazi anche la biblioteca Garin.
“Si tratta di un’importante scoperta – ha confermato il sindaco di Mirandola Alberto Greco – che non pregiudicherà il proseguimento dei lavori, poiché il cantiere era stato diviso per aree. In questo modo gli interventi che non riguardano il sito oggetto di ispezione da parte di archeologi e antropologi continueranno regolarmente. Di comune accordo con l’assessore alla cultura Marina Marchi e con la Soprintendenza per i beni culturali, abbiamo inoltre scelto di celebrare questa scoperta inserendo una giornata dedicata alla visita di tale ritrovamento nel programma del Memoria Festival”.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]