La pregiudiziale antifascista che segna la storia novecentesca di Reggio Emilia, città medaglia d’oro della Resistenza, dei fratelli Cervi, dei morti del luglio 1960 e della fondazione delle Brigate rosse e dei suoi odierni tristi epigoni, non mancherà di farsi sentire nel dibattito pubblico di questa singolarissima campagna elettorale.
Tutti i sondaggi dicono centrodestra, ma questa volta si tratta di una coalizione in cui il partito trainante reca nel simbolo la fiamma tricolore che rappresentò il postfascismo nell’intero secondo dopoguerra. La sinistra multiforme e plurale che negli anni ha progressivamente accolto in quello che negli anni Settanta si chiamava arco costituzionale non mancherà di far leva sul sentimento antifascista dei reggiani per usare l’arma della memoria e limitare l’affermazione della destra.
Tuttavia, se Meloni e compagnia vinceranno come sembra le elezioni, il problema che si pone non ha tanto a che fare con il possibile approdo a un neofascismo ammodernato, quanto a un tema più urgente e perfino banale: la competenza.
Nel pieno di una crisi geopolitica di portata epocale, le cui conseguenze verranno addebitate ai paesi europei al di là dei propri interessi, va avvicinandosi una crisi energetica e industriale capace di mettere l’Italia in condizioni di sottomissione nella Ue e nel resto del mondo. Siamo certi che un governo Meloni possa sostituire il credito politico e la credibilità internazionale di una figura quale Mario Draghi? E sopportare il peso di decisioni inevitabilmente pesanti sul piano sociale?
Il tratto specifico che caratterizza questa crisi investe in pieno la produzione nel Nord Italia, ossia la forza trainante dell’economia italiana. Le promesse sconsiderate dei partiti in cerca di voti tanto facili quanto disperati allarmano gravemente quella parte di paese che ha scelto di mettere la responsabilità davanti alla demagogia. Migliaia di imprese sono a rischio fallimento. È un problema di giorni, non di mesi.
Per quanto riguarda Reggio, prevarrà ancora il Pd e con esso i soliti cespugli affamati di poltrone e strapuntini. Ma non prevarrà perché abbiamo i fascisti alle porte, quanto perché i fratelli d’Italia, seppure guidati da una leader capace, non mostrano segni di affidabilità a guidare l’Italia in un momento tanto grave.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]
Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]