Il VENTO DI PRIMAVERA
Il vento della primavera del 1945 turbina sull’Emilia. Afferra la mano del movimento partigiano. I cingoli degli alleati ricominciano a mordere l’asfalto della via Emilia verso ovest. Bologna è libera il 21 aprile, Modena il 22.
Nel reggiano l’esercito tedesco in ritirata prende, soprattutto, due direttrici: la via Emilia verso ovest – Rubiera è libera nella notte del 23 – e la pedemontana, seguendo il tragitto Veggia-Casalgrande-Albinea-Quattro Castella-Bibbiano-Montecchio. Con la statale 63 fatta saltare dai partigiani agli Schiocchi di Collagna, i tedeschi valicano l’Appennino dalla statale 12 dell’Abetone, nel modenese. Dal 23 aprile tutti i presidii nazifascisti sulla SS 63 fra il Cerreto e Casina sono abbandonati e il 24 i paesi sono occupati da reparti delle Brigate Garibaldi e delle sap montagna.
E la gioia irrefrenabile della Liberazione che raccontiamo è un traguardo costellato di lutti. In ogni contrada della provincia cadono in combattimento molti partigiani e tanti civili sono massacrati dai tedeschi in ritirata. Come il 23 aprile a San Rigo di Rivalta, dove sei partigiani muoiono in combattimento per difendere la zona in cui è in corso una riunione per rivitalizzare il Comando Piazza (militare) reggiano, praticamente annientato alla fine dell’autunno precedente, e renderlo attivo in vista dell’insurrezione generale.
STA SOFFIANDO
Da est, la liberazione raggiunge Castellarano, Casalgrande e Scandiano nella serata del 23 aprile dove si insediano i rispettivi CLN. A Scandiano, alla luce delle candele, è redatto il primo manifesto pubblico non clandestino. È datato: Municipio, notte del 23 aprile 1945.
Le truppe tedesche in rotta si concentrano nel triangolo Bibbiano-Cavriago-Montecchio, con l’obiettivo di passare l’Enza. La caotica, incandescente ma soprattutto pericolosa situazione non impedisce, il mattino del 23 aprile, di vedere Bibbiano senza truppe tedesche. La popolazione è entusiasta. Sui tetti sono stese bandiere bianche e in Municipio sventolano bandiere tricolori, dove si è insediato il CLN e il Comando partigiano. Ma la sorpresa arriva verso la mezzanotte. I tedeschi, in ritirata, rioccupano il paese per tutta la giornata del 24 aprile. Dopo vessazioni e ruberie riprendono la ritirata verso il nord. Solo all’alba del 25 aprile, mentre i sappisti conducono nell’ex presidio della Brigata nera, trasformata in prigione, i tedeschi fatti prigionieri, appaiono i primi carri armati alleati, sorvolati dai caccia. Entrano a Bibbiano salutati festosamente, poi proseguono per Montecchio. A Barco i primi autocarri alleati provenienti da Cavriago, già libera dalla notte precedente, arrivano verso le 8 del 25/4. È il giorno della seconda e definitiva liberazione di Bibbiano. Da Quattro Castella i tedeschi se ne erano già andati nella notte del 23 aprile.
IN CITTA’
Delle truppe tedesche e dei reparti fascisti è rimasto ben poco, attestati soprattutto a nord della città e in ritirata fra il 22 e il 23 aprile.
L’alba caliginosa del 24 aprile trova le strade di Reggio vuote. Molti hanno passato una notte insonni. Non si sentono rumori di apparecchi, ma solo, di tanto in tanto, boati lontani, verso oriente (G. Vecchia).
La Liberazione di Reggio non avviene con l’attuazione di un piano insurrezionale vero e proprio. Le forze partigiane della montagna si uniscono a quelle alleate lungo le statali per Scandiano (Due Maestà e Buco del Signore) e per il Cerreto (Rivalta e San Pellegrino). Dal frazione di Buco del Signore continua il martellamento dell’artiglieria. Intanto, in città, nel pomeriggio del 24 aprile, uno dei componenti del Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale esce dalla casa di via Toschi 16 (sede provvisoria del CPLN) per una puntata esplorativa verso la Prefettura. Da un po’ non si hanno comunicazioni dall’esterno, ed è necessario trovare una base nei pressi della stessa Prefettura, nel caso vi siano sorprese.
Un avvocato amico, che abita in via Emilia Santo Stefano, offre ospitalità ai membri del CPLN. Cessato il bombardamento, si accendono delle sparatorie per le strade e dai tetti. Il problema più grave del 24 aprile (e dei giorni successivi) è la presenza di franchi tiratori fascisti, annidati a Porta Castello, sulla torre del Bordello, sulla chiesa di San Giorgio (Via Farini), in Ghiara, sulla Galleria Parmeggiani, sulla chiesa di San Pietro, sui tetti dell’attuale museo Spallanzani, alla caserma Zucchi e altrove.
Nonostante la situazione, verso le 16.30-17, i componenti il CPLN entrano incolumi in Prefettura. Dal balcone, alle 17 e 05 precise, è sciolta al vento la bandiera tricolore. Intanto, i primi sparuti gruppi partigiani della montagna arrivano sui viali della circonvallazione fra Porta San Pietro (Piazzale Tricolore) e Porta Castello (Piazza Diaz) – appartenenti alla 284a Brigata Fiamme Verdi “Italo” e alla 26a Brigata Garibaldi “E. Bagnoli” – e iniziano le prime azioni contro i fascisti insieme ai partigiani della 76a SAP e della 37a Gap già in città.
Nella serata del 24, si insediano in Prefettura tutti membri del CLN provinciale e i comandanti di quasi tutte le formazioni partigiane. Nella mattinata del 25 aprile è la volta del Governatore alleato colonnello J. De D. Radice e il CPNL nomina Prefetto l’avv. Vittorio Pellizzi.
Le truppe alleate, entrate in città da Porta San Pietro, percorrono via Emilia San Pietro verso Piazza d’Armi (della Vittoria), tra da due ali di folla festante.
VERSO NORD
Le truppe tedesche che percorrono la via Emilia da Pieve Modolena a Sant’Ilario d’Enza sono costrette a deviare verso il Po. Frantumate dal mitragliamento dell’aviazione alleata e dagli scontri con le formazioni partigiane, bloccate dai ponti distrutti e disorientate nella marcia dal sabotaggio ai cartelli stradali, le colonne naziste si disperdono nella pianura di nord-ovest. Emblematica di questa situazione è la liberazione di Poviglio. Il 24 aprile gappisti e sappisti, assieme a numerosi civili armati, entrano in paese tra l’entusiasmo popolare, quando una grossa colonna tedesca piomba sul paese per aprirsi il passaggio verso il Po. Scoppia un aspro combattimento che si conclude solo nel pomeriggio con il sopraggiungere degli americani. Anche nel territorio di Castelnuovo Sotto, nella notte tra il 23 e il 24 aprile, transitano delle truppe germaniche.
All’alba del 25 una di queste colonne occupa la Rocca di Castelnovo Sotto, che abbandona solamente all’arrivo degli alleati. Nel pomeriggio, alle 14, a Meletole entrano due carri armati tra la folla plaudente che getta fiori ai liberatori. In tutte le case e sui pali della luce sventolano bandierine tricolori.
Anche la pianura di nord-est è investita, seppur in misura minore, dai nazisti in fuga. Rolo è libera il 22. All’alba del 23 i partigiani entrano in Novellara tra la popolazione festante. Le avanguardie alleate arrivano più tardi in paese, mentre le campane suonano a festa.
A Correggio i tedeschi, già da qualche tempo, hanno abbandonato il presidio e altrettanto si apprestano a fare i fascisti. A creare i rischi più gravi per la popolazione, infatti, sono le truppe provenienti dal modenese che transitano in continuazione per le strade del centro e delle frazioni in direzione del Po. Come accade a Canolo, nel pomeriggio del 23: la folla si accalca sulla via per festeggiare i liberatori, sopraggiunge, invece, un reparto di tedeschi in ritirata che massacra nove persone festanti. Il 24 finalmente l’intero territorio di Correggio è libero e la gioia popolare può esplodere in tutta libertà.
SUL PO
A Guastalla gli alleati arrivano alle 10:30 del 24 aprile. Alle loro spalle la libertà. Sulla riva destra del Po, da Brescello a Luzzara, vi è ammassato il grosso delle truppe tedesche frementi di andare al di là del fiume. I paesi sono liberati ma la gente, nonostante il proseguire degli scontri, manifesta nelle strade e nelle piazze.
Il 24 aprile, la liberazione ha i «colori dell’insurrezione, molto tricolore e anche molto rosso». Alcuni fascisti tra i più feroci sono presi e giustiziati, altri riescono a eclissarsi, altri ancora sono consegnati alle nuove autorità (Rolando Cavandoli).
Sulla vicina riva del Po i tedeschi sembrano matti, non sanno come passare di là; non ci sono barche, non c’è niente, molti corrono dai contadini a prendere tutto quello che può galleggiare, le bigonce dove si pigia il vino, i mastelli del bucato. Domandano con gentilezza vestiti borghesi guardandosi continuamente intorno perché hanno paura dei partigiani. Quelli di là chiamano con quei gridi che vanno da una sponda all’altra come cornacchie, e sono sempre sinistri, cosicché l’ansia di chi è ancora di qua cresce e molti si buttano in acqua su assi fascine o vi entrano al galoppo coi cavalli e muiono. Per due o tre giorni galleggiano in Po corpi di tedeschi e di cavalli (Cesare Zavattini).
Le foto
01, 02, 08, 09 Fototeca Istoreco
05, 06, 07, Archivio Giannetto Magnanini
03, 04, 10, 11, 12, 13 in Bertani, Conti “RS-Ricerche Storiche”, n.103/2007
PER SAPERNE DI PIÙ
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]
Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]