1924, dopo il delitto Matteotti, Sandro Pertini chiese la tessera del Psu

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La Giustizia settembre del 22 giugno 1924, interamente dedicata all’assassinio di Giacomo Matteotti, rappresenta una ricca fonte di notizie sulla figura politica e umana del martire socialista, sulle reazioni degli altri partiti, dei giornali nazionali, delle organizzazioni economiche e sociali.

Il pensiero della redazione viene esposto nell’articolo di fondo dal titolo inequivocabile “I morti pesano”. Nonostante censure e sequestri, il settimanale di Prampolini continua a uscire a Reggio, sfidando ogni volta l’ira del fascio locale, mentre la versione quotidiana, diventata nel 1922 organo ufficiale del Psu, è già stata trasferita a Milano.

La Giustizietta, così veniva chiamata in città la creatura di Prampolini, oltre a riportare notizie di nuove violenze fasciste in città e in altri comuni della provincia, come il sequestro dei giornali socialisti, le bastonature subite da chi è sorpreso a leggerli e le minacce rivolte a coloro che intendono manifestare pubblicamente il loro sdegno per la sorte riservata a Matteotti, in seconda pagina viene riportata la lettera inviata da Sandro Pertini all’avvocato Diana Crispi, segretario della Sezione Unitaria di Savona, con la quale il futuro Presidente della Repubblica, profondamente colpito dall’efferato delitto, comunica la sua volontà d’aderire al Psu.

Tale lettera costituisce un documento molto importante per stabilire la data esatta della sua iscrizione, alcuni l’hanno fatta risalire al 1922, alla nascita cioè del Psu, e le motivazioni che l’hanno determinata. Mi pare pertanto opportuno e interessante riportarla integralmente.

“Mio ottimo amico,
ho la mano che mi trema, non so se per il gran dolore o per la troppa ira che oggi l’animo mio racchiude. Non posso più rimanere fuori dal vostro partito, sarebbe vigliaccheria. Pertanto, pronto ad ogni sacrificio, anche a quello della mia stessa vita, con ferma fede, alimentata oggi dal sangue del grande martire dell’idea socialista, umilmente ti chiedo di farmi accogliere nelle vostre file.

Questo ti chiedo dalla terra che diede al delitto il sicario Dumini e per la seconda volta indegna Patria di Dante, che se tra di noi tornasse, nuovamente se n’andrebbe fuggiasco, ma volontario, non più per le contrade d’Italia, trasformate oggi in ‘bolge caine, bensì oltre i confini, dopo avere ancora una volta ripetuto agli uomini con più disgusto e con più amarezza, l’accorata inventiva:

ahi! serva Italia di dolore ostello,
nave senza nocchiero in gran tempesta,
non donna di provincie ma bordello.

Ti chiedo ancora di volermi rilasciare la tessera con la sacra data della scomparsa del povero Matteotti; questo potrai facilmente concedermi tu che sai come da lungo tempo il mio animo nel suo segreto gelosamente custodisca come una purissima religione, la idea socialista.
La sacra data suonerà sempre per me ammonimento e comando. E valga il presente dolore a purificare i nostri animi rendendoli giornalmente degni del domani, e la giusta ira a rafforzare la nostra fede, rendendoci maggiormente pronti per la lotta non lontana.
Raccogliamoci nella memoria del grande Martire attendendo la nostra ora. Solo così vano non sarà tanto sacrificio.

Ti stringo caramente la mano,

Tuo Sandro Pertini”

Da Firenze 14 giugno 1924

omaggio – sandro pertini

Erano trascorsi, dunque, solo quattro giorni dalla scomparsa e dalla uccisione dell’on Matteotti quando Pertini chiese l’iscrizione al partito. Erano stati sufficienti, infatti, pochi giorni perché tutti, compresa la polizia, venissero a conoscenza dei nomi dei sicari e, di conseguenza, dell’identità del mandante.




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