Fondazione Reggio Tricolore, in collaborazione con il Centro studi musica e Grande guerra, nell’ambito delle manifestazioni dei 100 annni del Pci, sabato 16 ottobre al Teatro Artigiano di via Beethoven a Massenzatico, ore 20.30, presentano “Avanti Popolo. Tradizioni popolari, frammenti di storia, contaminazioni contemporanee di alcuni canti dei comunisti italiani.
CORO SELVATICO POPOLARE
Maestro e solista
Tiziano Bellelli
a cura di
Monica Sighinolfi, Daniela Iotti e Lorenzo Capitani con il contributo scientifico di Antonio Canovi e Azio Sezzi e la partecipazione di Carlo Perucchetti – Centro Studi Musica e Grande Guerra.
letture a cura di
Monica Incerti Pregreffi e Franco Ferrari.
Perché questa lezione-concerto
Non poteva mancare, nell’anno del Centenario della fondazione del Pci, uno sguardo ad uno degli aspetti più significativi, nel formarsi e nel consolidarsi di una comunità politica come quella dei comunisti italiani, in tutta la storia del Novecento: i canti collettivi.
Nati nei contesti più diversi, esposti a mille variazioni, dimenticati e poi ripresi, hanno attraversato generazioni e Paesi lontani, ma segnando capitoli decisivi di identificazione, di memoria, di cultura, accompagnando lotte sociali, guerre mondiali e conflitti di classe, incarnando grandi speranze, attenuando grandi delusioni.
Spesso i toni trionfali si velano di malinconia, gli echi di note antiche alimentano nuovi orizzonti, andando ad intrecciarsi con i repertori più diversi, fino a quelli a noi più vicini.
Al di sopra di ogni valutazione più specifica sui tempi e i modi con cui presero forma e vennero eseguiti, i grandi canti della tradizione comunista, trasmessi di generazione in generazione, si rivelano, ad una analisi meno superficiale, indissolubilmente connessi ad un insieme ancora in parte inesplorato di riferimenti popolari.
Ecco perché parlare di questi canti, eseguirli o ascoltarli nelle più diverse versioni, raccoglierne le suggestioni testuali, vuol dire anche, oltre al piacere della dimensione spettacolare, suggerire mille possibilità di analisi sui rivoli
carsici che condizionano la storia di un popolo, di cui la comunità comunista è parte integrante, in buona parte del Novecento.
Così ci auguriamo che la proposta di questa sera possa alimentare un nuovo interesse su queste complesse trame storico-culturali, ricerche più attente, occasioni musicali sempre meno convenzionali, sfidando apertamente i rigidi
confini tra i generi.
Dunque una lezione-concerto di tipo sperimentale, solo attraverso alcuni esempi inevitabilmente limitati, alternando l’esecuzione diretta dei pezzi, da parte di un coro di appassionati, come quello diretto da Tiziano Bellelli, con brevi
contestualizzazioni storiche, letture, immagini e ascolti delle versioni più diverse, dalla musica popolare a quella rock-pop, dalla musica dell’impegno alla composizione contemporanea. Il programma prevede tre distinte parti, a cui dedichiamo brevi note informative.
PRIMA PARTE
Echi della Grande Guerra
In questa prima parte, certo la più sorprendente, presentiamo solo alcuni risultati di un prezioso lavoro sui canti di tradizione orale in Italia di una giovane ricercatrice, Monica Sighinolfi, dedicati ad alcune versioni “comuniste” di alcuni tra i più noti canti legati alla Prima Guerra Mondiale, di cui viene ripresa la melodia, con poche variazioni, in contesti storici tuttavia alquanto diversi. Quale il significato più profondo, al di là della notorietà dei brani, di questa
singolarissima ripresa? Le risposte possono essere le più diverse, ma intanto essi vanno conosciuti ed eseguiti. Lo facciamo stasera, in una pubblica occasione, di fatto per la prima volta.
Canti
Il 17 del triste novembre/Malga Lunga
Non ti ricordi la notte fatale
(Due versioni comuniste del canto Monte Canino)
La leggenda della Neva
La cantata di Spagna
La seconda leggenda della Neva
La leggenda di Moscatelli
(Quattro versioni comuniste de La leggenda del Piave)
I sette fratelli Cervi
(Sull’aria di uno dei più noti e antichi canti alpini, Il testamento del capitano)
Fonti principali
Monica Sighinolfi Variazioni sul tema. La trasformazione dei canti di tradizione orale in Italia dall’Ottocento al 1945, Tesi di Laurea Magistrale, Università di Modena e Reggio, Anno Accademico 2018-2019. Antonio Canovi Cantar bisogna. Canto sociale e canzoni partigiane a Reggio Emilia, dalla rivista “La Piva dal Carner”, opuscolo monografico, aprile 2015, Montecchio.
SECONDA PARTE
Canti comunisti nella Resistenza dell’appennino reggiano
Attraverso la ricostruzione accurata condotta da Antonio Canovi, con i preziosi collaboratori di una rivista fondamentale come La Piva dal Carner, sui canti dei comunisti nelle formazioni partigiane dell’appennino reggiano, riemergono i segni di una complessa formazione politica, in condizioni durissime ed eccezionali, tra miti e speranze che alimenteranno le difficili prove anche del dopo Liberazione.
Questi canti, ripresi abbondantemente dai movimenti degli anni Sessanta e Settanta, hanno rappresentato una sorta di colonna sonora per le generazioni studentesche ed operaie delle stagioni della contestazione, alla ricerca delle
radici storiche delle loro istanze di cambiamento. In molti era presente anche l’idea che fossero canti nazionali e non originari delle nostre terre di montagna.
Canti
La Comune di Parigi
La Canzone dei Garibaldini reggiani
La Brigata Garibaldi
Compagni, fratelli Cervi
Noi siamo la canaglia pezzente
Fonte principale
Antonio Canovi Cantar bisogna. Canto sociale e canzoni partigiane a Reggio Emilia, dalla rivista “La Piva dal Carner”, opuscolo monografico, aprile 2015, Montecchio.
TERZA PARTE
La “fortuna” dei canti più noti
In questa ultima parte, curata in particolare da Daniela Iotti, Azio Sezzi e Lorenzo Capitani, si è cercato di mettere in evidenza la straordinaria vitalità di un messaggio di emancipazione, contenuto nei canti più noti, che si ripresenta per diversi decenni, acquisendo sempre nuovi stimoli e significati.
Tutto questo dopo una necessaria contestualizzazione storica, sull’origine, a volte alquanto controversa, di canti che alla prima nota evocano un universo intero di movimenti, di lotte e di speranze, in cui spesso l’utopia sociale di un
mondo di eguali si accompagna alle dure repliche della storia.
Così l’esecuzione del coro sarà accompagnata da numerosi ascolti, a volte molto singolari e inaspettati, che spazieranno, naturalmente attraverso brevi istantanee musicali, dalle versioni più tradizionali a quelle più apertamente sperimentali, ma sempre particolarmente emozionanti.
La lezione-concerto non si poteva che concludere con le vicende di Bella ciao, oggi uno dei canti collettivi più presente nell’intero pianeta, e assurto anche, nelle ultime settimane, ad inno delle mobilitazioni giovanili per una autentica riconversione ecologica.
Canti
Fischia il vento
L’Internazionale
Bandiera rossa
Bella ciao
Fonte principale
Stefano Pivato, Bella ciao. Canto e politica nella storia d’Italia, Editori Laterza, Bari 2005
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]