Vignaiolo eretico

Autoctoni al fianco del futurismo dei vitigni internazionali.
Bilanciare e far coesistere in una unica tenuta, tradizione e sperimentazione internazionale.

 
Nel cuore dell’Emilia, sulla sponda reggiana del fiume Enza, La Tenuta La Piccola rappresenta un’isola di laboratorio enologico sperimentale permanente di grande spessore a livello europeo.
In un mare rosso di lambrusco, “l’isola” si estende su un corpo unico di 25 ettari interamente vitati e biologici.
Ad accogliermi c’è tutta l’imponenza di Giuseppe Fontana, naso aquilino e occhi buoni nonostante la lingua ruvida.
 
Davanti alle fitte ed eleganti bollicine del “Le Petite Rosé” dove il Syrah si esprime al meglio regalando forti note floreali, le parole si infittiscono sulla storia romanzesca di Licinio Fontana. Il papà.


 

Dall’acquisto dell’azienda nel 1967 dall’Ospedale di Parma, ai viaggi di quel tempo in giro per il mondo.
Per approfondire. Studiando le tecniche enologiche e i vitigni più evoluti. Borgogna, Alsazia ma anche tanta Georgia e Ungheria culla della viticultura mondiale.
Giuseppe, con l’ingresso nella gestione della società negli anni novanta, contribuisce ad arricchire ulteriormente il fiume di esperienze e conoscenze raccolte da ogni angolo del Mondo e convogliate tutte in quell’isola reggiana così criticata della locale concorrenza dominata da aziende il cui credo unico è sempre stato solo Lambrusco.
 
Tecniche bordolesi, metodo classico o ricerche di assemblaggi con vitigni internazionali, una vera e propria utopia, portarle nell’Emilia dominata storicamente da grandi cooperative con affiliate medie e piccole cantine che da sempre conferiscono le proprie uve.
 
Vignaiolo Eretico.
 
Il suo viso, di profilo con le impronte digitali come in una foto segnaletica della polizia. La gigantografia a dominare l’ingresso del voltone.  
Licinio si è ironicamente etichettato in casa sua. 
Scherza ammirando quel bicchiere rosso granato del suo Picol Ross: “Le persone del settore del territorio è da anni che pensano questo di me.  Uno stregone del vino. Pensano che stia a fare i giochi e che snobbo il loro lambrusco con vitigni rinomati francesi. Ma non è vero, perché io sono stato uno dei pochi a difendere la produzione del vitigno totalmente autoctono del Picol Ross”.
Ed eccolo il suo orgoglio, Picol Ross, capace di sprigionare dal bicchiere sentori unici di viola, rose rosse e frutti di bosco.

 
L’uomo Giuseppe, così mal visto e certamente non profeta in patria, contrapposte alle sue grandi relazioni internazionali con i grandi esperti del settore. Su tutte l’amicizia con il professor Attilio Scienza uno dei maggiori esperti mondiali di viticoltura, responsabile di molti progetti di ricerca nazionali nel campo dell’agronomia, della fisiologia e della genetica. Con lui tanta sperimentazione e il perfezionamento dell’affinamento in barriques ed in bottiglia.
 
Metodologie produttive non industriali in costante equilibrio tra innovazione tecnologica, passione e tradizione. Mano forte dalla stretta sicura e lo sguardo di un uomo duro ma sincero che ha fatto del suo vino il miglior modo di trasmettere la sua interpretazione di vignaiolo eretico.