Mafia, in Emilia sequestrati 471 immobili. La maggior parte a Parma e a Reggio

Oltre 30.000 immobili – per l’esattezza 30.360 – e ben 3784 aziende italiane sono stati sequestrati o confiscati, destinati o da destinare, per effetto della normativa finalizzata al contrasto della criminalità organizzata di tipo mafioso: si tratta di beni di competenza dell’ANBSC, l’Agenzia nazionale dedicata al riutilizzo sociale delle terre confiscate alla criminalità organizzata, preposta a individuare e definire le procedure di destinazione di quei beni, per un possibile intervento di co-progettazione che li restituisca a fini di utilità sociale.

I dati sono stati comunicati in occasione della terza Lezione per la generazione Z promossa da Fondazione FICO dal Direttore dell’ANBSC, Ennio Mario Sodano, dal 2013 al 2017 prefetto di Bologna e in questa veste artefice di molti protocolli realizzati in ambito sicurezza e legalità. All’incontro hanno preso parte anche il Generale di Brigata dell’Arma dei Carabinieri Antonio Basilicata, Capo del primo reparto indagini preventive della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) e il presidente di Fondazione FICO Andrea Segrè.

 
L’analisi di questi dati permette di tracciare una nuova e illuminante "geografia" delle attività economiche criminali oggetto di sequestro e confisca, in una distribuzione territoriale che si va modificando nel tempo e che va a scardinare la percezione classica della concentrazione della attività economiche illegali nelle regioni del Sud con tradizionale presenza di organizzazioni criminali organizzate.  Sono attualmente in gestione all’Agenzia ANBSC 17220 immobili e 2894 aziende, potenzialmente restituibili alla società.
 
Gli immobili già destinati al 31 dicembre 2017 sono oltre 13.000. Circa il 60% di questi risultano essere unità immobiliari per uso abitazione o assimilabile, circa il 30% sono terreni e circa il 9% sono immobili a destinazione commerciale e industriale. Rispetto al tipo di destinazione prevalgono gli immobili trasferiti al patrimonio degli enti territoriali, seguiti da quelli mantenuti al patrimonio dello Stato. Dal punto di vista della distribuzione territoriale, oltre il 95% degli immobili destinati è concentrato in 8 regioni, con una netta prevalenza della Sicilia, dove è situato circa il 40% degli immobili destinati (5106), seguita da Calabria (17%), Campania (14%), Puglia (11%), Lombardia, Lazio, Piemonte e Emilia Romagna. Le aziende già destinate sono oltre 870 al 31 dicembre 2017, e circa il 92% delle stesse è stato destinato alla liquidazione. Quasi il 64% delle aziende destinate sono Società a responsabilità limitata, seguite, per numero, delle imprese individuali. Come nel caso degli immobili, la distribuzione territoriale delle aziende destinate vede circa il 97% delle aziende destinate in 8 regioni. A prevalere è sempre la Sicilia, con oltre 330 aziende destinate, pari a circa il 38% del totale. Di queste soltanto 9 sono state destinate attraverso la vendita, mentre le altre sono state tutte liquidate. La seconda regione per numero di aziende destinate è la Campania, con il 18%, ma con una incidenza percentuale delle aziende vendute rispetto a quelle liquidate molto superiore a quella osservata in Sicilia. A conferma della diffusione delle attività economiche criminali al centro-nord, al terzo posto c’è il Lazio, con il 12% delle aziende destinate, quasi totalmente liquidate; seguono la Calabria, con il 10%, la Lombardia con il 9% e la Puglia con l’8%. Nel caso degli immobili destinati, tutte le regioni sono presenti con almeno un bene, le aziende destinate sono invece localizzate solo in 14 regioni.
 
Sono 471 i beni immobili sequestrati o confiscati in Emilia Romagna, di attuale gestione dell’ANBSC. La maggior parte di questi nella provincia di Parma (185) e Reggio Emilia (141), poi 41 a Bologna, 40 a Modena e 33 a Ferrara. E sono 122 gli immobili già destinati, la maggior parte dei quali in provincia di Forlì – Cesena, 27, e Rimini, 25. 18 quelli destinati in provincia di Bologna. Sono 88 le aziende sequestrate, 35 a Reggio Emilia e 18 a Modena.   L’aggressione ai patrimoni mafiosi è uno strumento di lotta alla mafia e di risarcimento alla società attraverso il riutilizzo dei beni confiscati a favore della pubblica utilità.
 
Alla Lezione di Fondazione FICO ha preso parte anche Giovani Allucci, presidente del Consorzio Agrorinasce, illustrando la gestione de "La Balzana", azienda agricola (200 ettari), confiscata a prestanome della famiglia casalese degli Schiavone. Di particolare interesse anche l’esperienza di tre cooperative sociali sorte su beni confiscati: tre case-history di particolare rilievo per comprendere l’attività e le ricadute dell’Agenzia a favore del sociale.  Sono la Cooperativa sociale DAVAR Onlus, per la produzione di cioccolata con l’inserimento lavorativo di persone affette da gravi disabilità; la Cooperativa sociale EVA Onlus, per la produzione di alimenti e catering con l’inserimento lavorativo di donne vittime di violenza; e la Cooperativa sociale L.F.S. Global Care, per la produzione di alimenti da forno e pasticceria senza glutine con l’inserimento lavorativo per giovani affetti da autismo.