Rimborsopoli Cinquestelle. Sassi: avevo un debito con Equitalia

Sarebbe legata a un "debito importante" con Equitalia la mancata restituzione di parte dello stipendio da parte del consigliere regionale reggiano, Gian Luca Sassi, tra gli espulsi M5S.


 

L’ha scritto lui stesso sul proprio sito, ribadendo di essere pronto a "affrontare le conseguenze delle mie scelte" senza però accennare a dimissioni. Sassi ha spiegato che "il problema" è nato quando il suo stipendio, "almeno quello sulla carta, è aumentato per via della mia elezione in Regione. 
 
Equitalia è intervenuta prima bloccando tutto e poi, dopo vari chiarimenti e lo sblocco dell’erogazione, esigendo però che ne venisse pignorata una parte". Dopo un periodo in cui "con non poche difficoltà" ha cercato di far quadrare i conti "le cose si sono complicate" e con "una decisione dolorosa" ha deciso di non restituire quanto dichiarato. "Oggi – ha detto Sassi – va da sé che si è trattata di una scelta sbagliata". Duri i suoi ex colleghi in Regione: "E’ nostro dovere ribadirgli l’invito a lasciare al più presto il suo posto".

Il consigliere regionale dei Cinquestelle Gian Luca Sassi ha scritto sul suo sito: "In questi giorni si è parlato molto, giustamente, delle mie restituzioni al fondo per il microcredito. Quello che mi preme chiarire, e che ho cercato di fare fin dal primo momento, è che in questi anni ho sempre restituito tutto quello che era nelle mie possibilità sul fondo per il microcredito. Un impegno che ho sempre mantenuto e che le somme certificate dal MEF non possono far altro che confermare. Dove sono finiti i soldi che mancano? Cosa ne ho fatto? Di certo non me li sono intascati.
 
Tutto è cominciato con la mia elezione a consigliere regionale. Fino a quel momento non ho mai avuto problemi che riguardassero trattenute da parte di Equitalia. Presso la quale avevo un debito importante, è vero, ma a fronte del quale cercavo di rientrare secondo le mie disponibilità, come molti nella mia situazione. Il problema è nato quando il mio stipendio, almeno quello sulla carta, è aumentato per via della mia elezione in Regione. Equitalia è intervenuta prima bloccando tutto e poi, dopo vari chiarimenti e lo sblocco dell’erogazione, esigendo però che ne venisse pignorata una parte visto che non ero nella possibilità di saldare il totale del debito. Una situazione che non era né prevista né prevedibile prima della mia elezione e a nulla è valso mediare con Equitalia forme alternative di rientro.
Prima di essere eletto Consigliere regionale, avendo un debito da onorare, avevo elaborato un piano di rientro che si basava sul salario che percepivo da lavoratore dipendente: ciò mi permetteva di sostenere la mia famiglia, seppure in modo parsimonioso e al tempo stesso continuare a onorare il debito.
 
La nuova situazione successiva alla mia elezione però mi ha messo davanti ad una scelta, che non potevo condividere con nessuno: potevo restare oppure dimettermi da consigliere regionale per evitare che questo potesse influire sull’immagine del MoVimento. Una scelta, quest’ultima che avrei voluto adottare ma che avrebbe però sicuramente messo in crisi la mia famiglia visto che il pignoramento del mio stipendio sarebbe proseguito in ogni caso fino al saldo del debito. Quindi anche con un eventuale altro lavoro, anche con una busta paga meno sostanziosa. Una situazione che, ahimè, molti conoscono, ma che sino al momento della mia elezione, per la mia famiglia, era inesistente. Per questo ho cercato sin dall’inizio di fare quadrare i conti, sforzandomi di restituire quanto noi consiglieri regionali ci eravamo imposti. L’ho fatto per diverso tempo, con non poche difficoltà.
 
Poi però le cose si sono complicate sempre di più. Perché, nonostante i miei sforzi, le cifre tra entrate e uscite non reggevano. A quel punto ho dovuto decidere. Una decisione dolorosa: rendicontare puntualmente ogni spesa, percepire comunque uno stipendio ridotto rispetto a quello previsto, e restituire tutto quanto era nelle mie possibilità al fondo per il microcredito. Oggi va da sé che si è trattata di una scelta sbagliata, ma in quella situazione non vedevo altre alternative visto la mia grande preoccupazione era quella di non far subire alla mia famiglia una situazione non prevista e non esistente prima della mia elezione, e che l’avrebbe certamente messa in crisi.
Il post sul blog che ha decretato, insieme ad alcuni parlamentari, la mia espulsione dice che non avrei “donato quanto promesso verso i cittadini”. In verità sento di poter dire di non riconoscermi in questa definizione: io non ho donato quanto pubblicizzato ma non ho disatteso la promessa di restituire. Ma nonostante ciò accetto la decisione assunta dal MoVimento 5 Stelle che per oltre un decennio ho sostenuto con convinzione, alla quale ho donato il mio impegno giorno dopo giorno, senza conoscere sabati o domeniche, e anche, come molti, trascurando gli impegni familiari.
 
Questa non vuole in nessun modo essere una giustificazione. Come ho sempre detto sono pronto ad affrontare le conseguenze delle mie scelte. Ho ritenuto doveroso però spiegare a chi oggi mi chiede “perché?” cosa sia realmente successo. Purtroppo la mia esperienza nel MoVimento 5 Stelle è finita. Non nascondo l’amarezza di essere stato espulso da un movimento che, oltre ad aver visto nascere, ho sostenuto da sempre, con convinzione, e che sempre sosterrò. Ma il mio dolore più grande riguarda soprattutto l’aver perso la rete di relazioni personali costruite in dieci anni di attivismo, persone con le quali ho condiviso molte battaglie, momenti emozionanti e altri di estrema difficoltà. Persone che ho imparato anche a chiamare amici. A loro, a tutti coloro che si spendono per il Movimento ogni giorno con sacrificio e impegno, voglio dire che mi dispiace, tantissimo. Non era mia intenzione arrivare a tutto questo. Se avessi identificato una soluzione differente, statene certi, l’avrei adottata.
 
Diverse persone mi hanno chiesto “ma perché non lo hai detto prima?” Beh, ripensandoci oggi, con il “senno di poi”, forse quella sarebbe potuta essere una possibile via d’uscita se Equitalia mi avesse dato la possibilità di un rientro alternativo, e se il MoVimento prevedesse deroghe o scenari per questo tipo di situazioni: ma non è così. E’ anche parte della intransigenza che lo caratterizza e che viene largamente apprezzata. oltre al fatto che in quei momenti tutto sembra terribilmente complicato e senza vie d’uscita.
Ci tengo a precisare che non rubato un euro, non ho sottratto nulla a nessuno. Certo ho versato di meno di quanto pubblicavo, ma la parte eccedente la reale donazione ed una consistente aggiunta, non andava nelle mie tasche, ma in quelle di Equitalia, che era ed è creditrice di somme di denaro a mio avviso non totalmente dovute, ma che il sistema mi costringe a dover restituire.
 
Il mio ultimo messaggio, infine, va a coloro che non sostengono attivamente il Movimento ma che lo guardano come l’unica speranza per questo Paese. A loro vorrei dire di non giudicare il MoVimento per gli errori di pochi (o di uno). Valutatelo per la bontà dei progetti che propone, delle idee e dei sogni che, come ha anche dimostrato, può far diventare realtà. Il MoVimento non è solo una speranza ma una visione di futuro concreta.
 
Gianluca Sassi
 
P.S. Per evitare continue strumentalizzazioni della mia vicenda personale d’ora in avanti e fino oltre la campagna elettorale eviterò di comunicare pubblicamente.
 
Questa vicenda non ritengo che in nessun modo debba penalizzare il Movimento 5 Stelle, è nata ed è prosperata per un mio errore che non mi ha portato ad alcun arricchimento economico.
 
Ci tengo a precisare che non accetto neanche strumentalizzazioni che coinvolgano persone a me care, in particolare i miei familiari, che sono quelli che più di tutti sono stati danneggiati da questa vicenda. In questi anni hanno sopportato le mie assenze in seguito al mio lavoro in Assemblea Legislativa, agli incontri serali, ai banchetti nei giorni festivi, ai vari raduni, convegni. Una situazione che tutti gli attivisti conoscono bene. Adesso per me è arrivato il momento di salvaguardare la mia famiglia evitando i clamori e la gogna mediatica, in attesa che clima si rassereni e quindi evitando pressioni di qualsiasi natura".