La svolta di Grillo

Dal mio punto di vista, la svolta di Beppe Grillo è assai più rilevante di quanto il sistema politico-mediatico italiano abbia almeno sinora, riconosciuto.

Chi si prenderà il tempo di ascoltare la decina di minuti in cui il fondatore del Movimento 5 Stelle ha motivato la separazione del suo blog dalla formazione politica a suo tempo creata insieme a Gianroberto Casaleggio sarà tenuto a resettare il proprio codice di interpretazione della scena politica nazionale (e non solo).

 
Senza rinnegarla, e ci mancherebbe, il comico genovese si è distaccato dalla sua creatura. Non è una mossa politicistica: è una scelta di autonomia che non lascia spazio a compromessi. Il Movimento è diventato adulto e deve fare a meno del padre.
 
Comunque la si pensi, è un fatto di rilevanza storica, non decrittabile secondo i parametri comuni dell’agire politico. In un mondo dove tutti cercano di restare aggrappati a una briciola di potere, il fondatore parte verso altri lidi e ben volentieri rinuncia alla fatica della gestione quotidiana. Qualcosa di incomprensibile per la tradizionale politique politicienne e anche per i media mainstream abituati a una lettura convenzionale dei fenomeni. Ma ascoltate Grillo senza parteggiare: al netto dello stile, che può piacere o meno, contiene tratti non banali per un uomo che riprende un cammino di ricerca. Casaleggio gli manca e si sente.
 
Non è semplice prevedere quale futuro attenda il M5S, dato per prima forza nei sondaggi di orientamento verso il voto del 4 marzo. I fondatori non ci sono più, un giovane potenziale leader come Alessandro Di Battista prende a sua volta un’altra strada. Adulta o meno, la creatura è ora nelle mani di Di Maio e Casaleggio junior. Mi sentirei di immaginare che, passate le elezioni e magari vinte, Grillo lascerà anche il ruolo di garante.