Il mondo fuori

Il 4 marzo scorso Matteo Salvini ha compreso il salto di qualità delle sue potenzialità politiche. Ha capito che Berlusconi non rappresentava più quel macigno capace di impedire ogni movimento autonomo del centrodestra e che l’onda populista montante in Italia era stata intercettata dalla Lega solo in parte, premiando oltre misure il Movimento 5 Stelle nell’interno Mezzogiorno.
 
Con i numeri del Parlamento eletto Salvini avrebbe dovuto rinunciare ad incassare ciò che la storia gli ha offerto sul classico piatto d’argento: inglobare l’intero perimetro sovranista, compreso ciò che negli ultimi vent’anni abbiamo chiamato "centrodestra", e giocarsi la partita con i 5Stelle puntando sui loro potenziali punti deboli, incalzandoli e mettendo in crisi la parte di elettori (maggioritaria) che a lungo in passato aveva votato a sinistra e che, delusa o in fuga, si era convertita al fresco movimentismo dei grillini.
 
Consapevole di avere il vento nelle ali, e di fronte alla prospettiva di un governo fragile, guidato da un professore sconosciuto con possibilità di rapido logoramento, il leader della Lega ha giocato la carta Savona all’Economia per costringere Mattarella con le spalle al muro, e naturalmente vi è riuscito. Sono bastati pochi balzi dello spread e due righe di Moody’s per rievocare la minaccia del complotto ed evocare lo spettro della Trojka.
 
Dopo avere detto sì a tutto, compreso un perfetto sconosciuto dal curriculum sovralimentato a capo del governo, il presidente della Repubblica si è spinto a invocare perfino il vice di Salvini, ossia l’eminenza grigia sopravvissuta a ogni stagione leghista, Giancarlo Giorgetti, affinché venisse indicato nella casella più importante dell’esecutivo: ma il capo della Lega voleva far saltare il banco attribuendone la colpa al croupier, e vi è riuscito a meraviglia.
 
La campagna elettorale, mai terminata neppure con il 4 marzo, comincia ora. Sarà una campagna durissima: il popolo contro le élites, i cittadini contro i poteri forti, i deboli contro gli sfruttatori, la base che soffre contro i traditori della Patria. Il destino di quel voto sembra già scritto: più che un voto, un plebiscito. Il redde rationem con il mondo fuori è solo rinviato.