I 40 anni della legge Basaglia in regione

"40 anni di apertura mentale, anniversario della legge 180”. É questo il messaggio, realizzato in forma di logo, che la Regione Emilia-Romagna ha scelto per i quarant’anni della ‘Legge Basaglia’ (promulgata il 13 maggio 1978) e che viene utilizzato dalle Aziende sanitarie nella comunicazione delle diverse iniziative in programma, da Piacenza a Rimini, con un calendario di appuntamenti che si concentrano nei prossimi giorni ma si snoderanno lungo tutto l’arco dell’anno.
 
Un anniversario importante, che ricorda una vera e propria rivoluzione: in quel maggio del 1978 si giunse a un rifiuto dei metodi, dei luoghi, delle concezioni consolidate in due secoli di attività e che costituivano i pilastri della pratica manicomiale. Nello stesso anno in cui fu istituito il Servizio sanitario nazionale, l’Italia sancì norme per rendere esigibile il diritto alla cura, contrapposto alla custodia, per le persone con disturbi mentali. Tuttora la riforma psichiatrica italiana è l’esempio di deistituzionalizzazione più radicale e completa del mondo occidentale.
A questa riforma, che ha portato alla chiusura degli Ospedali psichiatrici civili, si è recentemente affiancata la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), per coniugare sempre più le esigenze di sicurezza con quelle della cura. In Emilia-Romagna i principi della legge 180 sono stati tradotti in una rete di servizi il cui pilastro è costituito dai Centri di salute mentale. Attorno, ruotano i servizi per l’emergenza-urgenza e i centri, semiresidenziali e residenziali, per la riabilitazione o l’abitare “assistito”.
 
Gli assistiti dai Centri di salute mentale in Emilia-Romagna. In Emilia-Romagna nel 2017 sono state assistite dai Centri di salute mentale 80.225 persone. La diagnosi prevalente è schizofrenia e altre psicosi (23%) seguita dai disturbi depressivi (22%), disturbi di personalità (11,5%), disturbi nevrotici (11%). Le prestazioni vengono erogate nel 60% in regime ambulatoriale, nel 19% in semiresidenze, nell’8,5% a domicilio, nel 5% in residenze sanitarie o sociosanitarie, nell’1% in regime ospedaliero.
 
Come opera il Servizio sanitario regionale . Il Servizio sanitario regionale opera cercando di valorizzare le competenze e le capacità del paziente con disturbi mentali, per arrivare a una vera condivisione del progetto assistenziale, che va attuato il più possibile in contesti di vita ordinari. Per questo, dove possibile, viene ridotto al massimo il ricorso a trattamenti coercitivi (come i trattamenti sanitari obbligatori) e si punta invece a costruire un’azione condivisa. Inoltre, il Piano dedica particolare attenzione a una qualificazione dei percorsi educativi e di cura per adolescenti e giovani adulti con problemi psicopatologici, nella consapevolezza che i disturbi mentali dell’adulto hanno radici nell’infanzia e nell’adolescenza.