Europarty

Un po’ a sorpresa, Federico Pizzarotti sceglie il partito transnazionale fondato dall’ex ministro delle finanze greco, l’economista "eretico" Yanis Varoufakis, per tracciare un futuro possibile nella propria vicenda politica.

 
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Diem 25 è solo uno dei numerosi movimenti e forze politiche nascenti nel continente su base transnazionale. Particolare interesse sta iniziando a destare Volt, un’associazione di giovani già fattasi partito attraverso il web, che vedrà la fondazione ufficiale tra pochi giorni proprio a Bologna.

 
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Se Diem 25 si caratterizza su basi di ricostruzione dell’idea stessa di Europa politica, civile e sociale, e trae dalle teorie di Varoufakis una visione del mondo che si estende dalla sinistra classica per proporsi come alternativa al modello tradizionale di Unione, il gruppo Volt ha tratti tipici della generazione Millennial:
superamento delle divisioni tra destra e sinistra, visione paneuropea e antinazionalista, pragmatismo come metodo di azione e partecipazione attraverso la rete.
 
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E’ inevitabile che nella crisi delle forme-partito novecentesche le elezioni europee costituiscano un’occasione per alzare il livello dell’identità politica continentale al di sopra delle realtà località, nazionaliste e populiste, oggi prevalenti quasi ovunque. Con la sua forza di penetrazione capillare e velocità di comunicazione e organizzazione, il web ne è il campo di leva naturale.
 
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Nel campo paneuropeista vanno già iscritti il movimento vicino a Emma Bonino in Italia (+Europa), che pure è abbastanza solido nella città di Parma e che è in dialogo con il gruppo di Volt, e lo storico Movimento Federalista che vede tra i suoi iscritti anche la consigliera regionale reggiana Silvia Prodi (nipote di Romano).

 
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Alle intuizioni del Marco Pannella di trent’anni fa devono tutti qualcosa circa la dimensione transnazionale dell’iniziativa politica.
All’eccezionale (nei risultati) azione del Movimento 5 Stelle di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo si deve invece l’utilizzo primigenio della rete come forma non solo di aggregazione ma anche di elaborazione dei contenuti politici (la celebre piattaforma Rousseau). Tutti segni di un mondo che corre in fretta verso il futuro, sebbene oggi quel futuro metta soprattutto paura negli elettorati di gran parte del continente.

 
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Vicende locali.
 
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Il Pd ha tirato un sospiro di sollievo dopo le comunali del 10 giugno scorso. L’ex premier Gentiloni lo ha riassunto con ironia: "La notizia della morte del Pd era decisamente esagerata". I dem hanno eletto propri sindaci nel Reggiano anche dove le previsioni promettevano catastrofi (ad esempio Castelnovo Sotto, reduce dallo storico e drammatico crac della Coopsette). Nei ballottaggi sarà dura: Imola rischia di cadere per la prima volta dal dopoguerra.
 
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Per i 5Stelle, si conferma la tendenza a perdere consensi dal livello nazionale a quello locale in assenza di candidature solide e autorevoli. Il tema si porrà presto anche nelle città capoluogo di Modena e Reggio, la primavera prossima.
 
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A dare retta ai socialmedia, i quali sono specchio di una parte della società ma non la società stessa, il Pd si direbbe quasi espulso dalla contesa anche in Emilia, tanto è il livello di attacchi e di impopolarità che manifestamente viene espresso ogni giorno ai danni di sindaci e vari amministratori. Eppure, al responso delle urne, la base storica di sinistra-centrosinistra non sembra ancora arrendersi. Tanto è vero che Luca Vecchi (sindaco di Reggio) e Andrea Costa (segretario provinciale) si sono tolti la soddisfazione di invitare il neodeputato leghista Gianluca Vinci a "rimettere la ruspa in garage" (quella ruspa evocata da Vinci a proposito delle comunali 2019).
 
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Lo abbiamo già scritto e ne restiamo convinti. In vista delle elezioni locali, ogni giorno che passa è un giorno perso per le opposizioni (M5S e Lega) poiché in assenza di candidati conosciuti e messi alla prova nella scena pubblica l’elettorato politicamente affine è orfano di riferimenti. Quando c’è da eleggere un sindaco, gli elettori esigono giustamente di possedere un’opinione sulla persona: il curriculum, la storia, le capacità, la visione (se ce l’ha) e il programma. Nelle elezioni politiche il problema non esiste o quasi: tutti o quasi, tra chi va a votare e non sta a casa, conosce i Salvini, i Di Maio, i Berlusconi, i Renzi. Ma a livello locale?
 
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Né Lega né 5Stelle sembrano avere compreso questa urgenza, mentre le urne parlano chiaro. Il candidato o la candidata, anzitutto, devono farsi conoscere, mettersi in luce, accettare il peso di una campagna elettorale individuale. Uscire con un nome sconosciuto a ridosso del voto non porta a buoni risultati.
 
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Ultime cosette. Mike Piazza e signora, verosimilmente delusi dalla mancata promozione, hanno messo sul mercato la Reggiana calcio. Per tifosi e appassionati si tratta di una vera doccia fredda: ai playoff, il pubblico di fede granata era accorso in gran numero allo stadio Città del Tricolore, sintomo di un mercato potenziale nel calcio ancora ben vivo in città e provincia. Ora le intenzioni dei Piazza – i quali, peraltro, appaiono talvolta disponibili a cambiare le proprie idee – mettono a rischio il futuro della società e, con esso, i sogni di chi aveva risposto con entusiasmo all’appello "daicandòm".

 
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Pare naufragata prima di nascere l’idea di realizzare da parte di misconosciuti privati un’arena coperta a ridosso della stazione Mediopadana. Il M5S ha chiesto e ottenuto che se ne parlasse in commissione comunale, ma sul tema il Pd e la giunta hanno manifestato notevole scetticismo. Anche perché i lavori dell’arena Campovolo sono già avviati e, sebbene si tratti di uno spazio destinato a lavorare solo tra primavera e fine estate, il rischio di creare una doppia mega-struttura non sembra essere apprezzato dalla maggioranza municipale.
 
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Si leggono notizie dal sapore marziano a proposito della diga di Vetto. C’è davvero, anche in Regione, chi vorrebbe riprendere in mano il progetto (se ne parla da fine Ottocento). In una Pianura Padana ricolma di veleni nell’aria e nell’acqua, con livelli di inquinamento da record mondiale, ancora piena di allevamenti intensivi animali e costanti margini di anticipo diagnostico di patologie dovute al contesto ambientale, qui non si trova di meglio che riparlare di dighe.

 
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Si evoca la diga in Appennino, ma si chiudono i punti nascite. A Castelnovo Monti, un’assemblea infuocata ha dato il segno inequivocabile di come la pensi la popolazione che vive nella nostra zona montana. Forse è ora che anche in Regione qualcosa cambi: soprattutto nella geostrategia della sanità, che si prende quasi i tre quarti della spesa.