Alla Cavallerizza “Perlasca. Il coraggio di dire no”

"Lei cosa avrebbe fatto al mio posto?" Giorgio Perlasca così spiegava ai giornalisti che gli chiedevano le motivazioni del perché avesse salvato 5.200 persone, ebrei ma non solo, sottraendole allo sterminio nazista. 

Un giusto tra le nazioni, un uomo semplice e normale, la cui storia rivivrà lunedì 22 gennaio, ore 20.30, al Teatro Cavallerizza in "Perlasca. Il coraggio di dire dire no", scritto e interpretato da Alessandro Albertin, con regia Michela Ottolini: una produzione Teatro de Gli Incamminati e Teatro di Roma – Teatro Nazionale  in collaborazione con Overlord Teatro e col patrocinio della Fondazione Giorgio Perlasca.

 
Budapest 1944: Perlasca, commerciante di carni italiano, è ricercato dalle SS. La sua colpa è quella di non aver aderito alla Repubblica di Salò. Per i tedeschi è un traditore e la deve pagare. In una tasca della sua giacca c’è una lettera firmata dal generale spagnolo Francisco Franco che lo invita, in caso di bisogno, a presentarsi presso una qualunque ambasciata spagnola. In pochi minuti diventa Jorge Perlasca e si mette al servizio dell’ambasciatore Sanz Briz per salvare dalla deportazione quanti più ebrei possibile. Quando Sanz Briz, per questioni politiche, è costretto a lasciare Budapest, Perlasca assume indebitamente il ruolo di ambasciatore di Spagna. In soli 45 giorni, sfruttando straordinarie doti diplomatiche e un coraggio da eroe, evita la morte a migliaia di persone. A guerra conclusa torna in Italia e conduce una vita normalissima, non sentendo mai la necessità di raccontare la sua storia, se non a pochi intimi. Vive nell’ombra fino al 1988, quando viene rintracciato da una coppia di ebrei ungheresi che gli devono la vita…
 
Questa storia, dedicata a un silenzioso eroe del Novecento, rivive, nell’avvicinarsi la Giornata della Memoria, grazie allo spettacolo, semplice e senza fronzoli in cui Alessandro Albertin interpreta tutti i personaggi della vicenda, con grande chiarezza e intensità. "A commentare siamo capaci tutti. Per occuparsi di un problema e risolverlo, serve la volontà di farlo – scrive nelle note di regìa Michela Ottolini – Questa è la grande lezione che ci ha lasciato Giorgio Perlasca. E da qui siamo partiti per raccontare al meglio questa storia meravigliosa".