Aemilia, il pm: le imprese cercavano i clan

Il pubblico ministero Marco Mescolini, assieme al pm Beatrice Ronchi l’accusa, martedì nel corso della requisitoria del processo Aemilia iniziata a Reggio Emilia ha detto: "In questo processo voi non troverete in nessuno degli atti che uno degli imputati accusati di far parte della ‘ndrangheta abbia fatto il primo passo verso gli imprenditori. Non è mai stato così e lo dimostreremo carte alla mano anche per tutti quei delitti di cui gli imprenditori sono poi diventati vittime". I titolari di aziende colpiti "sono diventati degli epigoni perché inizialmente si rivolgono alla ìndrangheta per avere quello che altrimenti non avrebbero potuto avere e vivono una luna di miele". 
 
E sul ruolo di Marco Gibertini. Nel sistema della ‘ndrangheta al nord, emerge nel processo Aemilia, contavano solo gli affari. 
E persino la condanna di un esponente di spicco poteva contribuire a creare nuove opportunità di profitto. Lo rivela un episodio citato questa nella sua requisitoria dal pm Marco Mescolini che vede come protagonista Marco Gibertini, il giornalista reggiano già condannato in appello con rito abbreviato il 12 settembre del 2017 a 9 anni e quattro mesi per concorso esterno in associazione mafiosa. 
 
"La condanna di Nicolino Sarcone avvenuta a gennaio del 2013 a onta di essere un fatto foriero di cattive conseguenze, fa al contrario partire da parte di Gibertini una ‘campagna pubblicitaria’ che propone i servizi di costui che era indicato come il capo della ‘ndrangheta". In dettaglio Gibertini proponeva "a chi la protezione con i kalashnikov, a chi il recupero crediti". Insomma, chiude il magistrato, "traeva da questo fatto linfa per proporre i servizi di questa associazione così efficiente".
 
Altre minacce. Seecondo la procura i "contributi forniti dai collaboratori di giustizia saranno sufficienti per avere le condanne". Collaboratori di giustizia che hanno subito nuove minacce. Come nel caso di Antonio Valerio che avrebbe dichiarato di essere stato minacciato. La rivelazione arriva dopo l’aggressione subita da un altro collaboratore di giustizia Paolo Signifredi, commercialista di Parma picchiato da tre uomini e finito all’ospedale.