Reggio, 74 anni fa i fascisti fucilarono don Pasquino Borghi

Il 30 gennaio Reggio Emilia ricorda la fucilazione di 9 martiri per mano dei fascisti al Poligono di tiro di Reggio Emilia. Tra questi vi era il prete don Pasquino Borghi, noto per il suo aiuto e appoggio alla causa della Resistenza nella sua parrocchia di Tapignola sul monte Prampa, nel territorio di Villa Minozzo.

 
Si apprende che il soprabito indossato dal religioso "con i sette fori dei proiettili, fino ad ora custodito nei locali di Istoreco, sarà consegnato e definitivamente esposto nella Sagrestia della Chiesa di S. Pellegrino; manca la veste talare di Don Pasquino, distrutta a causa delle percosse e delle violenze subite nelle carceri di Villa Minozzo, dei Servi e di Scandiano. In seguito anche tutti gli oggetti saranno esposti in una saletta attigua perché siano occasione di conoscenza del suo impegno resistenziale e della sua spiritualità".

Corre il 74esimo dalla fucilazione. Il 30 gennaio 1944, a poco più di un mese dall’uccisione dei sette fratelli Cervi e di Quarto Camurri, nel Poligono di tiro di Reggio Emilia i fascisti repubblichini fucilarono don Pasquino Borghi e altri otto antifascisti: Ferruccio Battini, Romeo Benassi, Umberto Dodi, Dario Gaiti, Destino Giovannetti, Enrico Menozzi, Contardo Trentini ed Enrico Zambonini.

 
Il 74esimo anniversario dell’eccidio sarà ricordato martedì 30 gennaio, con un programma di iniziative promosse da Comune e Provincia di Reggio Emilia, associazioni partigiane Anpi, Alpi, Apc, Anppia, Comitato democratico costituzionale, Istituto Alcide Cervi, Istoreco e Ufficio scolastico di Reggio Emilia.
Le celebrazioni si apriranno alle ore 16 al Poligono di tiro di via Paterlini 17, si omaggeranno i caduti nel luogo dell’eccidio, con gli interventi delle autorità cittadine e del vicepresidente dell’Alpi-Apc Elio Ivo Sassi a nome delle associazioni partigiane.
 
Alle ore 17, nella Sagrestia di San Pellegrino di via Tassoni 2, verrà esposto il cappotto indossato da Don Pasquino Borghi al momento della fucilazione. Interverranno don Giuseppe Dossetti e Massimo Storchi di Istoreco. A seguire, alle ore 18, nella chiesa di San Pellegrino il vescovo mons. Massimo Camisasca celebrerà una messa in suffragio dei caduti.
 
Al mattino verrà deposta una corona presso la lapide in vicolo dei Servi, collocata sul retro dell’Ostello della Ghiara.
 
Presso il Poligono di Tiro sarà disponibile un servizio navetta per recarsi alla Sagrestia di San Pellegrino, via Gandhi (ore 16.40).
 
Notizie su don Pasquino Borghi, nome di battaglia Albertario. Pasquino Borghi nasce a Bibbiano il 26 ottobre 1903 da una famiglia di contadini mezzadri.
 
Entra in seminario a 12 anni, dimostrando una spiccata tendenza alla vita ecclesiastica. Nel 1924 entra nell’Istituto Benedetto XII delle missioni africane in Verona. Nel 1930, ordinato sacerdote, parte per la missione comboniana di Torit, nel Sudan all’epoca anglo-egiziano. Nel 1937 viene fatto rientrare in Italia per motivi di salute e curato presso l’istituto missionario di Sulmona. Nel 1938 entra nella Certosa di Farneta (Lucca), ove emette i voti di certosino. Nel 1939 chiede la dispensa papale per ritornare alla vita sacerdotale "nel mondo", anche per poter aiutare la madre rimasta vedova e in povertà.
 
Nominato cappellano nella chiesa di Canolo (Correggio), assume decisa posizione contro la guerra e la dittatura fascista. Dall’autunno 1943 è parroco a Coriano-Tapignola di Villa Minozzo.
 
Dopo l’8 settembre 1943, inizia un’intensa attività di aiuto ai soldati italiani sbandati, ai prigionieri alleati fuggiti dai campi di internamento e ai primi partigiani. Aderisce alla Resistenza con il nome di battaglia di Albertario.
 
Il 21 gennaio 1944 viene arrestato a Villa Minozzo da militi della Repubblica Sociale, mentre sta tenendo l’omelia della Messa. Un milite ha la sfrontatezza di schiaffeggiarlo, mentre una maestra in segno di spregio gli sputa sul viso. Inutili i tentativi per salvarlo: don Pasquino viene incarcerato a Scandiano e poi, nell’ultima notte, trasferito nel carcere dei Servi a Reggio Emilia. Subisce percosse, torture e umiliazioni, sopportate con rassegnazione cristiana e con una forza d’animo tale da infondere coraggio ai compagni di prigionia che insieme a lui subivano la medesima sorte. Il 30 gennaio 1944, per rappresaglia dopo l’uccisione di un milite fascista, senza alcun processo, viene fucilato insieme ad altri otto patrioti: Ferruccio Battini, Romeo Benassi, Umberto Dodi, Dario Gaiti, Destino Giovannetti, Enrico Menozzi, Contardo Trentini ed Enrico Zambonini. L’esecuzione ha luogo nello stesso Poligono di tiro dove un mese prima, il 28 dicembre 1943, erano stati fucilati i sette Fratelli Cervi e Quarto Camurri. Un distaccamento partigiano viene ben presto intitolato a Don Pasquino, una delle figure più importanti della Resistenza reggiana. Il 7 gennaio 1947, in occasione delle celebrazioni del 150° Anniversario della nascita del Primo Tricolore, il Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, consegna alla madre, Orsola Del Rio, la Medaglia d’oro al Valore militare alla memoria.